Samstag, 14. Juni 2008

Fire walk with me: O della comparsa del centro di Twin Peaks

Giovanni Panno

Twice or thrice had I loved thee,

before I knew thy face or name,

so in a voice, so in a shapeless flame,

Angells affect us oft, and worship’d bee.

[Due o tre volte ti avevo amato prima di conoscere il tuo volto, il tuo nome. Così ora in voce, ora in fiamma informe, ci toccano gli Angeli e sono da noi adorati]

(John Donne, Aire and Angels, in Poesie sacre e profane, Feltrinelli, Milano 1995)

How to disappear completely (Radiohead, Kid A): le molteplici voci che affiorano dalle identità di Laura Palmer si raccolgono in un unico grande vuoto. Twin Peaks è un grande rito iniziatico, come solo la televisione, nella contemporaneità, può offrire, in cui lo spettatore viene posto dinanzi a tutte le variazioni sul tema Laura Palmer, studende liceale prostituta dipendente da droghe e violentata dal padre. Gli elementi di questa rifrazione vengono dispersi nel corso dei 29 episodi, senza che, all’interno della serie, potenzialmente infinita, di prospettive, lo spettatore ottenga mai un’immagine unitaria del personaggio principale.

Personaggio che si sottrae alla serie stessa, perché il suo delitto verrà svelato solo in Fire walk with me, il prequel della serie. Allo stesso modo in cui si sottrae il fatto vero e proprio alla narrazione di Rashomon, in cui Kurosawa presenta i diversi racconti – contraddittori – dei protagonisti di un rapimento/delitto, in Twin Peaks l’immagine di Laura Palmer è valida assolutamente per ognuno dei protagonisti delle differenti narrazioni. La domanda che accompagna il film: Chi ha ucciso Laura Palmer, si può convertire in modo duplice sia nella domanda che riguarda l’identità di Laura Palmer, sia in quella che, di conseguenza, riguarda i suoi affetti.

Laura è da sempre fuori dalla serie televisiva. Come dire: da sempre morta. La sua immagine è simile a quegli angeli che scompaiono dal quadro nel dipinto che la protagonista conserva davanti al proprio letto. La sua morte, così come il suo amore, sono sempre spesi per tutti in modo oscillante, indefinito. È amore universale, ed al contempo desiderio di distruggere, con sé, l’unico possibile centro di queste tensioni sospese.

In Fuoco cammina con me Laura dichiara apertamente il proprio amore omosessuale a Donna, capace di prostituirsi, pur di starle vicino, e lo fa come se fosse una concessione – concessione ai mortali, che hanno bisogno di dichiararsi amore, per essere. „Ti amo, ma non voglio che tu diventi come me“ equivale al desiderio di distruggere la propria immagine, smontarle una pretesa unità, e proporla nei frantumi – tutti veri – che lo spettatore può ricomporre nel corso della visione. Si tratterà, allora, di una visione con gli occhi dell’agente Cooper, mediatore fra i mondi immaginari e pretesi reali di Laura, maschera del regista stesso.
Gli amori di Laura: eros è visibile sotto le specie, conosciute, dell’amore eterosessuale (per James, Bobby), omosessuale (per Donna), mercenario. Eppure vi è un altro amore che emerge per sottrazione da questi, e provoca di certo il tentativo costante di fuggire da un identico impossibile, distruttivo: è l’amore filiale. In eccesso ed in difetto, nella possessività e possessione del padre, nell’assenza della madre, sconfitta ed incapace di interpretare le proprie visioni.

Laura riceve la visita di uno spirito maligno – Bob – che si è impossessato del padre. Da questi viene ripetutamente violentata, ed infine uccisa, così com’era toccato a Teresa Banks, la cui immagine corrisponde, nella mente malata del padre, a quella di Laura („sei come la mia Laura“). Ed è proprio questa identità che viene rubata alla giovane, tanto che tutti i suoi rapporti saranno non effettuali, il suo amore mai vera passione, anche la sessualità non potrà mai essere vissuta se non come negativo rispetto alla violenza subita.

Nello specchio che le viene offerto dal padre prima del sacrificio rituale di tutti questi differenti sé, Laura si vede mascherata, insanguinata, irriconoscibile. Sta attraversando quella porta che raccoglie tutte le sue differenti rifrazioni, come raffigurato dal quadro donatole dallo spirito dell’anziana. Allo spettatore che, come James, non sa chi è veramente Laura, rimane il compito di ricomporre questo spazio di soglia, per il quale non vi è risposta univoca, se non quella della sua morte. Univoca solo in una delle possibili rappresentazioni, e sintomaticamente fuori da tutta la serie di Twin Peaks.

Carocci, E. (2008), Fuoco cammina con me, in P. Bertetto, David Lynch, Marsilio, Venezia, 70-90.

Dottorini, D., (2004), David Lynch. Il cinema del sentire, Le Mani, Genova 2004.

® Giovanni Panno 2008

Sonntag, 11. März 2007

la storia del synderesi - parte prima

Stanchi di suonar male Guccini e i Pink Floyd,
Ronny e Giovanni chiedono ad Alberto di suonar con loro. Il batterista non ci pensa nemmeno: 'sti quattro quarti del pop ve li sognate: io ascolto il prog.
Così chitarrista e tastierista si impegnano ad ascoltare cose strane degli anni '70, nascono le prime cover di gruppi meteora (La locanda delle Fate, il Museo Rosenbach, tentativi falliti di The Knife dei Genesis, etc. ). Il problema per i tre è sempre stato il bassista.
Quando, dopo notte di bevute e conseguenze commisurate, Giovanni incontra Gianluca e Ivan (davanti a Bettin a Padova), le cose sono stagnanti da tempo.
L'impennata dei lavori con bassista e cantante, poi spersi per le vie del mondo (l'uno in Perù o a Firenze, l'altro in accademia, che è parimenti distante), così come il primo chitarrista (Kopenhagen), così poi il tastierista (Tübingen), si ha con il Contest di Milano, dove i Synderesi, già Irrlicht, già Delenda Carthago, si piazzano quarti con il demo di INRH.
La riflessione su questo percorso non è rilevante e per questo ho accorciato e reso meno epica la narrazione. Volevo con questo introdurre lo scritto che vado a pubblicare qui a puntate.
Ho timore che il blog sia oggettivazione del vissuto, rispecchiato per narcisismo in rete globale.
Sintomaticamente tendo a pensare che agli altri importi tanto poco della mia vita quanto poco importa a me della loro, se si intende con questa la frequenza delle deiezioni che mi ricordino cosa siamo.
Mi interessano invece i pensieri. E ancor più i punti in cui i pensieri si legano ad altri pensieri - nella fattispecie, gli snodi in cui ci si trova a pensare.
La musica è uno di questi snodi, in cui il pensiero emerge con la relazione dell'evento di chi suona e di chi ascolta. Così l'ho sempre vissuta - cosa che testimonia la mia grande difficoltà nella registrazione del demo - così tendo a giudicare chi va sul palco con un laptop, o chi ci va con uno strumento, stacca il cervello e il cuore e lascia che le articolazioni articolino il già imparato, disarticolando contemporaneamente sia quel che lo ha prodotto, sia l'attimo strepitoso in cui può legarsi agli altri.
L'ho già tirata tanto in lungo, e comunque la cosa più importante di questo post è l'inserimento dello scoiattolo che mi ricorda un po' il raggio di luce sull'asino di Busoni.

Freitag, 2. März 2007